Nel corso dei mesi ho sempre costantemente ricevuto gli aggiornamenti scritti e fotografici relativi agli sviluppi del lavoro svolto dalla EFFELLE.
Spesso mi è capitato di recarmi anche di persona per verificare i frutti della manodopera, assolutamente non per mancanza di fiducia, ma per poter godere, alla sola vista, di questa “creatura” che, pian piano, stava crescendo.
A giugno 2014, un martedì, c’è stato il battesimo della macchina: di buon’ora, ci siamo trovati io, il mio amico Erwin (che mi faceva da accompagnatore, assistente e fotografo), Alessandro e Angelo, all’Autodromo Daniel Bonara di Franciacorta, per mettere in pista la Peugeot per la prima volta, controllare la bontà dell’operato, verificare assetti e pressioni e prendere confidenza con il veicolo.
Ho eseguito un paio di turni da mezzora l’uno, uno la mattina, l’altro il pomeriggio, intervallati da un pranzo “vecchia maniera”, sotto il gazebo della EFFELLE, al sapore di paddock d’altri tempi.
Dopo anni che non mettevo il sedere su un’auto da corsa in pista, vi lascio immaginare il divertimento e la goduria. Peccato che il momento di “scendere dalla giostra”, per noi eterni bambini, arrivi sempre troppo presto.
Ricaricata la vettura sul carrello, siamo ripartiti, io ed Erwin, alla volta di casa mia, a Milano.
Il mese successivo è stata la volta della prima apparizione su strada, seppur in una gara non titolata, a Paspardo, in Valcamonica.
Per l’occasione, avendo due manches a disposizione, una la mattina e l’altra il pomeriggio, ho montato un sedile fisso, lato navigatore, mutuato dall’altra mia Peugeot 106, in modo da “portare a spasso”, una manche per uno, Erwin e la mia ragazza, Selene.
A settembre dello stesso anno, invece, è stata la volta della tanto sognata Malegno-Ossimo-Borno, arrivata all’edizione numero 44.
Il vero esordio, il “battesimo di fuoco”, la prima gara ufficiale, il nome della competizione sognata, seguita e desiderata fin da piccolo, la “Malegnoborno”, nome da sempre pronunciato tutto d’un fiato.
Ora ero lì anch’io, non ero più abbarbicato sopra un muro o su un prato a scattare foto ai bolidi che ne prendevano parte, ma ero uno dei protagonisti, il mio nome, finalmente, compariva nell’elenco iscritti di questa corsa da leggenda.
Ricordo solo l’anno prima, a settembre 2013, mentre guardavo le vetture sfrecciare sul nastro nero d’asfalto, confidavo al mio amico Matteo, seduto di fianco a me, quasi profeticamente, “quest’anno è l’ultimo anno che son qui seduto sopra la coperta sull’erba…l’anno prossimo sarò lì anch’io a correre, vedrai…mi raccomando, vieni a farmi il tifo eh!”.
Pensavo di non dormire la notte prima delle manches del sabato e quella precedente le manches di gara della domenica.
Invece, stranamente, sono rimasto calmo, sono riuscito a scaricare la tensione e l’emozione e ho riposato.
Forse per via del fatto che, pur essendo sotto la pressione dell’esordio, non avevo avversari diretti nella mia stessa classe. Quindi, per portarmi a casa il trofeo, mi bastava arrivare intero alla fine.
Quasi sicuramente anche per la vicinanza della mia ragazza, Selene, che mi ha accompagnato e supportato ogni istante, sia durante le verifiche sportive del venerdì, sia il sabato e domenica di gara.
Dopo questa edizione, fino al momento in cui scrivo questo testo, ho preso parte solo ad un altro challenge privato, organizzato dal forum di matrice peugeottista del RallyeSportClub, nel maggio 2015 all’Autodromo di Modena, alla 45° edizione della Malegno-Ossimo-Borno, nella quale, nuovamente (questa volta però con due avversari nella mia stessa classe), ho portato a casa il primo posto di classe Racing Start RS3, al 4° Challenge del RallyeSportClub, nel giugno 2016 e alla 46° edizione della Malegno-Ossimo-Borno, dove ho fatto secondo di classe RS3.
Trovate tutte le descrizioni e i racconti di queste gare nell’apposita sezione “Gare disputate”.
Spero vivamente di poter continuare in questa mia attività e dare seguito a questa mia avventura, appiccicando moltissimi adesivi “VERIFICATO” sul tetto e sui longheroni della mia Peugeot, accanto a quelli (al momento ancora pochi) già presenti.
L’obiettivo in base al quale ho pensato di realizzare questo sogno, il motivo che mi ha mosso fin dall’inizio, è sempre stato quello del divertimento: non prendere cioè questa cosa come un dovere o un lavoro, ma solo ed esclusivamente come un godimento personale, un concretizzare la mia passione che mi brucia dentro, portando interi macchina e pilota all’arrivo.
Se oltre queste cose poi salta fuori anche “il tempo” e “il risultato”, di certo non si disdegnano.