Spesso mi capita di fermarmi a pensare e fare un salto indietro con la memoria, in una sorta di macchina del tempo virtuale: improvvisamente mi rivedo diciottenne, quando smaniavo in attesa dell’automobile, nuova o usata che fosse, e intanto mi impegnavo a tempo pieno per conseguire la patente di guida, tralasciando i compiti a casa o lo studio dell’ultimo anno di istituto tecnico.
In questo ritorno al passato, mi immagino appunto un ragazzo di oggi, neopatentato, che, come me, fantastica all’idea di acquistare una vettura: da una parte le riviste di annunci dell’usato, dall’altra quelle con i listini del nuovo e, di fronte, il computer, con aperta una delle centomila pagine di inserzioni.
Trafile fatte da ognuno a quell’età, un po’ meno forse oggigiorno, dove la passione per l’auto, così come quella per il ciclomotore a quattordici anni, è stata purtroppo soppiantata da altri interessi dettati dai nuovi canoni, dalle nuove mode di oggi, non ultimi gli smartphone e le nuove tecnologie.
Proprio queste nuove tecnologie, dico sempre purtroppo, da appassionato purista quale sono, si sono ormai totalmente integrate con il mondo dell’automobile moderna, diventando sempre più frequentemente motivi principali di scelta dell’uno o dell’altro modello, tralasciando quasi sempre, invece, quelle che dovrebbero essere le vere peculiarità di una quattroruote.
Ripensando semplicemente alle pubblicità che passavano in televisione o sulle riviste, fino ad una quindicina di anni fa, i contenuti erano totalmente differenti: prima si parlava di prestazioni di un veicolo, della cilindrata, dei cavalli, perché no, anche dei consumi; oggigiorno si parla solo di infotainment e di tutto quello che ruota attorno, come se il veicolo fosse ormai solamente un salotto dotato della più sofisticata e moderna sala giochi, un puro luogo di intrattenimento.
Si parla sempre più spesso di incidenti causati dalla distrazione alla guida, dall’uso del cellulare, e le case costruttrici, anziché scongiurare questi eventi introducendo magari dei sistemi che ne inibiscano l’uso, fanno a gara a chi “sforna” il modello più tecnologico e ricco di diavolerie elettroniche che, a mio avviso, poco si conciliano con il piacere di guida e con il vero utilizzo che si dovrebbe fare di una vettura.
Tutta questa disamina per sottolineare, a mio modo di vedere, la seria difficoltà nella scelta di un’auto nuova, sportiva, che sia abbordabile, soprattutto da un ragazzo di 18/19 anni, come invece ha avuto la possibilità di fare il sottoscritto quando, a listino, si trovava ancora qualche macchina “vecchio stampo”, senza troppi fronzoli, più votata alla sostanza.
Riprendendo il discorso iniziale, dal quale sono partito, mi ritengo quindi fortunato (e “l’ultimo di una stirpe”) nell’aver potuto scegliere, nell’ormai lontano 2003, seppur questa data suoni ancora così tremendamente recente, una vettura nuova ancora alla portata di tasca, fruibile e con un’anima, una Peugeot 106 Rallye.
Oggigiorno, invece, non esistono più auto “dure e pure”, divertenti, libere e ripulite da tutto ciò che non serve; purtroppo, per potersi “divertire”, a listino non si trova pressoché più nulla tra le vetture medio piccole, ma bisogna spostarsi su auto di segmenti superiori, mettendo in conto la necessità di spendere molti più quattrini rispetto a qualche tempo fa.
Complice, sicuramente, è anche la legge in tema di neopatentati, che impedisce di guidare, per i primi periodi successivi al conseguimento della patente B, auto aventi un rapporto peso-potenza sfavorevole per i più giovani.
La netta conseguenza, quindi, per un ragazzo desideroso di una vetturetta pepata, di ripiegare sul mondo dell’usato, andando a “rovistare tra vecchie glorie” che hanno fatto tanto divertire i “giovani di una volta” e le generazioni precedenti.